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Guardare avanti: abbattere le barriere alla crescita dimensionale

Guardare avanti: abbattere le barriere alla crescita dimensionale

I fattori chiave per un percorso di crescita sostenibile e duraturo - Per il 90% delle PMI italiane la crescita dimensionale è tra i pilastri per sostenere la propria competitività. Gli altri sono la propensione ad investire in innovazione e l'espansione geografica. Lo riporta l'indagine “I bisogni delle PMI post-Covid”, realizzata nel 2020 da Intesa Sanpaolo con la collaborazione di Piccola Industria Confindustria, Deloitte Private e Monitor Deloitte nel 2020.

Una ricerca che, nonostante sia stata condotta a pochi mesi dallo scoppio dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19, offre ancora oggi un'interessante prospettiva: se, infatti, per molti imprenditori la crescita dimensionale rappresenta un antidoto alla crisi, sono tante le incertezze delle PMI nell'affrontare questa sfida.

Andrea SecchiNe abbiamo discusso con il Dott. Andrea Secchi, Co-Fondatore e Amministratore di Studio Sant'Andrea S.r.l. 

Laureato in Economia Aziendale, specializzazione in Marketing, presso l'Università Bocconi di Milano, ha maturato una serie di esperienze professionali in aziende di produzione e commerciali, fino ad approdare, nel 1992, in una multinazionale specializzata nella consulenza di direzione alle PMI, assumendo responsabilità tecniche e di sviluppo della clientela. Nel 1997 fonda insieme al Dott. Andrea Belloli Studio Sant'Andrea S.r.l.

Innanzitutto, Dott. Secchi, che cosa si intende con crescita dimensionale e quali sono i parametri di riferimento?

Prima di parlare di crescita dimensionale e delle sue implicazioni sulla vita di una società, occorrerebbe verificare la sua effettiva volontà di crescere. La crescita dimensionale è un’opzione strategica che l’impresa ha di fronte a sè: diverse PMI optano, infatti, per strategie di focalizzazione, concentrandosi sul proprio spazio di mercato - spesso circoscritto geograficamente - e presidiandolo con pochi strumenti competitivi. Tra questi, servizio e qualità, unitamente ad un buon controllo dei costi, sono quelli che possono assicurare la sopravvivenza in questa opzione strategica. 

La crescita dimensionale è strettamente legata alla precisa decisione dell’impresa di essere maggiormente presente sul proprio mercato oppure di espandersi su nuovi mercati, spesso attraverso processi di diversificazione, ma anche di integrazione a monte e a valle. Si tratta di scelte che possono comportare l’aumento di determinati parametri quantitativi: dal numero dei dipendenti ai capitali necessari, sino alla capacità produttiva. Parametri che vanno così ad accrescere la complessità della struttura e risultano strettamente legati alla strategia dell'impresa per il suo futuro.

La globalizzazione e la crescente competizione sui mercati rendono le piccole dimensioni delle nostre aziende un ostacolo non solo per la competitività, ma anche per la loro stessa sopravvivenza. Da un punto di vista manageriale, quali sono le principali criticità e i rischi che le imprese affrontano nel momento in cui decidono di puntare sulla crescita dimensionale? 

Si tratta di un tema con diverse sfaccettature, cercherò di fare ordine. 

Se un’impresa ha scelto un’opzione strategica che implica una crescita dimensionale, che sia per vie interne o per vie esterne, il fattore determinante per il successo di questo percorso dipende, innanzitutto, dalla cultura aziendale: a partire dall’imprenditore e dai vertici, che devono incoraggiare e non ostacolare il cambiamento e facilitare l’ingresso di figure manageriali dotate delle competenze e delle specializzazioni necessarie al percorso deciso. Nelle PMI, purtroppo, non è infrequente riscontrare situazioni in cui il fondatore, proprietario della maggioranza delle quote, intende inserire nelle posizioni chiave figli senza adeguate competenze ed esperienze, non rendendosi conto di come questo tipo di decisioni possa vincolare, di fatto, lo sviluppo coerente dell’impresa.

L'inserimento di manager e di consulenti aiuta l'imprenditore a colmare il gap culturale e a creare le corrette condizioni per lo sviluppo.

Il secondo aspetto critico per la crescita dimensionale è rappresentato dalla pianificazione degli investimenti e dall'individuazione dei mercati su cui operare. È un tema vasto che spazia da azioni effettuate direttamente dall’imprenditore e/o con i flussi di cassa generati, a interventi con il supporto di una banca, fino ad arrivare a operazioni di private equity a sostegno del business per un certo arco temporale. 

Aggiungo, inoltre, il tema del controllo, sia dal punto di vista della delega che dei numeri aziendali. Una volta avviato il percorso di crescita e delegate le attività ai collaboratori di riferimento, l’imprenditore deve avere la sicurezza che tutto proceda in modo coerente. 

Non bastano l'entusiasmo e la visione del progetto, ma occorrono precisi strumenti di controllo delle attività a disposizione del vertice aziendale per rassicurare o allertare in caso di necessità.

Sottovalutare anche solo uno di questi aspetti (cultura manageriale, pianificazione e modalità di finanziamento dello sviluppo, organizzazione e controllo) può mettere a rischio anche il più ambizioso progetto di crescita.

A suo avviso, come possono essere superate queste criticità?

La crescita dimensionale sostenibile e duratura, oltre agli aspetti citati, si basa soprattutto su un piano strategico condiviso da tutte le parti interessate: occorrerà, pertanto, procedere con l’analisi delle opportunità e dei vincoli - interni ed esterni - al percorso di crescita desiderato, per passare quindi alla sua progettazione. 

Mission, vision, obiettivi concreti rappresenteranno poi una parte importante e “corroborante” del percorso che si è deciso di intraprendere. 

La mancanza di strategie ben delineate e chiaramente formalizzate rischia di dar vita ad azioni decise su logiche di breve termine, senza una visione prospettica di medio-lungo periodo. Certo, possono verificarsi crescite estremamente rapide e per alcuni versi inaspettate, ma si tratta più di intuizioni che di strategie vere e proprie. È per questo che non sempre le crescite rapide risultano sostenibili e durature.

Quando si tocca il tema della crescita dimensionale, molti imprenditori, soprattutto nel caso delle PMI, vengono presi dall'ansia, essendo consapevoli di non possedere il know-how interno necessario. Quanto è importante ricorrere alle competenze specializzate di consulenti esterni per affrontare con successo e serenità questa sfida? 

La principale criticità è rappresentata dal “voler fare tutto da soli”. Si tratta di un tema ampio e che ci porterebbe lontano, ma il fatto che nella maggior parte dei Paesi europei le imprese spendano in consulenza aziendale da 5 a 7 volte quello che si spende in Italia spiega già molte cose. Le imprese, soprattutto le PMI, hanno bisogno di competenze e rapidità e nel mondo della consulenza qualificata possono trovare risposta a queste esigenze.

È evidente che la crescita non può essere solo organica, ma si deve realizzare anche per linee esterne all'azienda, ovvero tramite le cosiddette operazioni di Merger & Acquisition (M&A). Oggi, la selezione della dirigenza aziendale e la qualità delle pratiche manageriali sono, a suo avviso, adeguate alle crescenti esigenze finanziarie e industriali di sviluppo e crescita delle PMI nel nuovo contesto?

Come dicevo, il tema della managerialità è, a mio modo di vedere, l’aspetto più importante da curare per traghettare una PMI verso una crescita ambiziosa. Alcune imprese, tuttavia, ritengono troppo onerosi gli investimenti in capitale umano, senza rendersi conto che l’assenza di figure manageriali può rappresentare un limite importante alla possibilità di crescita e, soprattutto, di sfruttare eventuali opportunità esterne: tra cui, quelle legate ad aggregazioni industriali e acquisizioni aziendali, a processi di globalizzazione su scala internazionale, alla ricerca di capitali di rischio.

Le operazioni di M&A hanno come elemento fondamentale la credibilità dell’impresa e dei suoi vertici, tanto che il loro “curriculum” operativo è spesso il fattore determinante per il buon esito di un’operazione di M&A. Un requisito ancor più marcato nel caso di un processo orientato alla quotazione in Borsa.

La difficoltà di accedere al credito è tra i primi ostacoli, come abbiamo già avuto modo di spiegare, alla crescita dimensionale delle PMI. Quali sono le principali opportunità fornite dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza su questo fronte?

Il PNRR può rappresentare una grande opportunità per le PMI italiane: introdotto per sostenere il rilancio dell’economia italiana dopo la pandemia, metterà a disposizione delle imprese un notevole ammontare di risorse con l’obiettivo di colmare i gap competitivi attraverso investimenti mirati a superare le limitazioni collegate al fattore dimensionale e recuperare parte del divario con le grandi aziende. Penso, ad esempio, alla digitalizzazione e alla cosiddetta Rivoluzione Verde, intesa come sostenibilità delle attività delle PMI e del loro impatto sull’ambiente.

Ma i campi di intervento sono molteplici: l’attrazione dei talenti; i servizi all'export per sostenere le imprese nei processi di internazionalizzazione; l'accesso al credito tramite fondi di garanzia; i costi della logistica per lo sviluppo di un sistema italiano efficiente, considerato che le PMI sono la categoria d’impresa che subisce maggiormente le attuali carenze in quest'ambito.

In questa delicata fase di transizione, gli imprenditori e le istituzioni sono chiamati a fare la loro parte: in un'ottica di medio periodo, qual è la chiave del successo per un solido e duraturo processo di crescita dimensionale?

Al di là di quanto detto circa le misure del PNRR, ritengo che il confronto rappresenti la chiave di lettura più importante per la crescita duratura di qualsiasi impresa. A partire dal suo interno, perché è lì che devono germogliare la cultura e l’attitudine al confronto sull’oggi e sul domani; per poi estendersi al territorio in cui opera l’azienda e con cui è importante dialogare continuamente.

Un confronto che dovrà poi svolgersi in arene inesplorate, con una consapevolezza e un’attitudine al lavoro di squadra che è una delle chiavi per avere successo.  

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