Coronavirus: il nostro nuovo "cigno nero"
"Fuggono da piccoli rischi e, senza accorgersene, abbracciano il grande, grande rischio. Gli uomini d’affari che hanno sempre successo fanno l’esatto contrario: fai tutti gli errori che vuoi, ma assicurati di essere lì domani." - Nassim Nicholas Taleb
Di fronte all'epidemia di Coronavirus, appare evidente come il mondo sia stato colto del tutto alla sprovvista. Errori, ritardi ed inefficienze nella gestione dell'emergenza, a livello nazionale e internazionale, hanno dimostrato che nessun Paese, tanto meno l'Italia, era pronto per affrontare una minaccia come quella del Covid-19. Se qualcosa ci sta insegnando questa esperienza è quanto l'attuale sistema economico, così complesso e globalizzato, possa rivelarsi fragile e vulnerabile davanti al verificarsi di eventi inattesi, di shock imprevisti e destabilizzanti.
Mentre l'economia mondiale si interroga su quali saranno gli effetti di quello che gli esperti definiscono un nuovo "cigno nero", questa vicenda deve insegnarci che la prossima volta dobbiamo farci trovare preparati. Una lezione che vale, oggi più che mai, per le aziende italiane che ancora una volta sono chiamate a dimostrare una straordinaria capacità di resilienza. Per questo, in un'Italia già desiderosa di ripartire, le PMI devono adottare un nuovo approccio mentale con cui leggere e interpretare ciò che sta accadendo e ciò che accadrà nel prossimo futuro.
Se gran parte degli analisti sostengono che dobbiamo prepararci a shock sistemici sempre più frequenti, le imprese - una volta che l'emergenza sarà alla nostre spalle - dovranno investire da subito per essere più capaci di gestire situazioni analoghe in futuro. Che significa, innanzitutto, dotarsi di una struttura finanziaria solida e sostenibile nel medio e lungo periodo, in grado di garantire all'azienda la liquidità necessaria per evitare il rischio di una crisi. Parallelamente, ogni imprenditore dovrà abbracciare strumenti e politiche aziendali all'insegna della "prevenzione," della "tutela" e della "preparazione" della propria organizzazione a fronte della comparsa di un nuovo "cigno nero".
Dopo il Coronavirus, migliorare l'organizzazione aziendale deve, dunque, diventare la priorità di ogni impresa che non ha intenzione di farsi cogliere impreparata per una seconda volta. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, questa emergenza potrebbe essere una lezione per il mondo, per l'Italia e per il nostro tessuto produttivo: da qui la necessità da parte di ogni impresa di compiere un balzo in avanti per costruire un futuro più solido, più efficiente e più sostenibile.
Raro, imprevedibile e dall'impatto enorme: ecco l'identikit del "cigno nero"
Se nelle prime settimane del diffondersi del contagio, gli esperti si interrogavano se, dopo l'11 settembre 2001 o la grande crisi del 2008 innescata dal crack dei mutui subprime, il Coronavirus fosse il prossimo "cigno nero", oggi quasi all'unanimità concordano nel descrivere l'attuale scenario in questi termini. Un'espressione con cui si indica un evento imprevisto e le sue conseguenze: una definizione resa celebre dall'economista, epistemologo ed ex trader di Wall Street Nassim Nicholas Taleb che nel 2007 pubblicò il saggio "Il Cigno Nero", divenuto da subito un best seller e una sorta di "Bibbia" per il mondo della finanza.
Se il recente successo dell'espressione "cigno nero" si deve all'economista libanese Taleb e al suo celebre saggio, in realtà questa metafora risale addirittura al poeta latino Giovenale (I-II secondo d.C.), che ricorse a questa immagine per descrivere un evento impossibile o comunque altamente improbabile: "[...] uccello raro sulla terra, quasi come un cigno nero" (rara avis in terris, nigroque simillima cygno). Prima della scoperta dell'Australia, come ci ricorda lo stesso Taleb all'inizio del suo libro, nel Vecchio Continente regnava la convinzione che i cigni fossero tutti bianchi: un'evidenza che sembrava inconfutabile, almeno fino al giorno in cui fu avvistato un cigno nero: un evento che colse completamente di sorpresa gli osservatori europei, mostrando con un solo colpo d'occhio la fragilità della nostre conoscenze basate sull'esperienza e sull'osservazione della realtà esterna.
Nel libro l'autore spiega che un evento per poter essere definito un "cigno nero" deve possedere tre caratteristiche: prima di tutto, deve essere un evento raro, che non rientra nelle normali aspettative; in secondo luogo, deve avere un impatto enorme; infine, deve essere un evento imprevedibile.
La teoria del "cigno nero" esposta da Taleb è una metafora che descrive perfettamente l'idea per cui un evento inaspettato, di grande portata e dalle grandi conseguenze è destinato a cogliere di sorpresa l'osservatore, che tenderà a giustificare e razionalizzare a posteriori quanto è accaduto. Una teoria attraverso cui lo studioso - analizzando una serie di "cigni neri" che si sono verificati nella storia dell'umanità - spiega il ruolo sproporzionato di questi eventi isolati nella dinamica degli avvenimenti. Eventi che quando accadono - proprio per la loro imprevedibilità - sono destinati a stravolgere ogni cosa, demolendo paradigmi consolidati e cambiando il corso della storia. In senso positivo o negativo. Sì, perché esistono anche "cigni neri" fortunati.
Pensiamo, ad esempio, al computer, ad Internet e al laser: nessuna di queste tecnologie, spiega l'autore, "fu pianificata, prevista o apprezzata al momento della sua scoperta, e tutte e tre continuarono a non esserlo ben oltre il loro utilizzo iniziale". "Eppure - prosegue - erano importanti, erano cigni neri; abbiamo l'illusione retrospettiva che facciano parte di un piano strategico".
Secondo Taleb viviamo in un mondo dominato dall'incertezza, dove l'improbabile e gli eventi isolati governano non solo la nostra vita quotidiana, ma ogni ambito dell'esistenza umana. Economia, finanza, storia, scienza, tecnologia ed arte: tutti gli ambienti sono soggetti alle conseguenze di avvenimenti non lineari, originali, insoliti che si verificano senza alcun preavviso, spezzando quell'apparente catena di ripetitività e regolarità basata sull'osservazione e sull'esperienza che ci fanno credere che il futuro sia prevedibile e i rischi controllabili. La natura umana tende a immaginare il domani sulla falsariga di quanto è accaduto fino a ieri, senza fare i conti con il fatto che niente è definitivo o rappresentativo del futuro e che l'inatteso può fare irruzione in ogni momento, anche in modo violento e causando molti danni.
Nel mondo economico e finanziario la teoria del cigno nero è stata adottata negli anni recenti per spiegare gli shock imprevisti che investono sempre più spesso l'economia globale. Ebbene, la diffusione del Coranovirus ha provocato uno shock inatteso e con una portata senza precedenti, perché ha colpito simultaneamente quasi tutti i settori dell'industria e del terziario (turismo, ristorazione, trasporti, etc.), bloccando le catene produttive a livello nazionale e internazionale con un "effetto domino" sull'offerta di beni e servizi su scala globale. Eppure, lo scorso 4 marzo, Taleb ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Repubblica in cui ha dichiarato che, a suo dire, il Coronavirus non è un "cigno nero" perché manca dell'imprevedibilità, una delle tre caratteristiche richieste ad ogni evento per essere definito tale.
Dal punto di vista sanitario, lo studioso ricorda, infatti, che erano anni che la comunità scientifica internazionale ipotizzava la possibilità di una pandemia potenzialmente devastante per la salute e per l'economia del pianeta; e anche sul fronte finanziario, per Taleb, il Coronavirus non è un "cigno nero" perché "i prezzi erano troppo gonfiati sia in USA che in Europa e un po' di 'drenaggio' non farà che bene", auspicando che questa crisi sia l'occasione per ridurre il potere eccessivo assunto dalla finanza nell'epoca della globalizzazione. Per quanto riguarda il futuro dell'economia reale, l'economista è fiducioso: le fabbriche, le aziende e le attività con una base solida superaranno questo momento, si riprenderenno dal fermo produttivo e il sistema riassorbirà gran parte dei danni.
Pur ammettendo, come sostiene Taleb, che l'epidemia di Coronavirus fosse prevedibile, il mondo si è fatto trovare del tutto impreparato, dimostrando ora dopo ora che nessuno era pronto a fronteggiare una minaccia così grave. Prevedibile o meno, il Coronavirus può essere definito un "cigno nero", almeno per la portata dei suoi effetti e per la violenza con cui ha fatto irruzione nelle nostre vite, nella nostra economia, insidiando la tenuta del nostro Paese.
Perchè se c'è una cosa che questa pandemia ci sta insegnando è che i "cigni neri" fanno parte della nostra esistenza e del mondo in cui viviamo e, con ogni probabilità, in futuro saranno sempre più frequenti. Per questo, Taleb non ha dubbi: l'unico modo che abbiamo per "tutelarci" e non farci cogliere del tutto di sorpresa da questo genere di eventi è quello di avere una mente aperta e di essere consapevoli di vivere in un un mondo dominato dall'incertezza, dove l'improbabile può trasformasi in realtà in ogni momento.